L’omicidio dei fidanzatini di Novi Ligure

da | Giu 7, 2024 | News

L’omicidio dei fidanzatini di Novi Ligure

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23 anni dopo il Massacro di Novi Ligure, i media e la stampa non riescono ancora a dimenticare cosa successe il 21 febbraio 2001.

“ I fidanzatini compirono un duplice omicidio: uno dei casi più discussi  in Italia”.

di   Arnaboldi Chiara

Due giovani fidanzati, non ancora maggiorenni, commisero una delle stragi che lasciò maggior quantità di sangue sulle pagine di cronaca nera Italiana, Omar e Erika sono gli autori di questo crimine efferato. Le vittime coinvolte nel duplice omicidio sono la madre di Erika e il fratellino di 11 anni.

Era il giorno 21 febbraio 2001 quando un piccolo quartiere borghese di Novi ligure, in provincia di Alessandria, venne travolto dalla stampa.

All’interno di una villa vennero ritrovati dei corpi senza vita che corrispondevano a quelli di Susanna Cassini, detta “Susi” e del figlio undicenne Gianluca De Nardo, avuto con l’ingegnere Francesco De Nardo, 44 anni.

Susi era una donna benevola, lasciò il lavoro da ragioniere per dedicarsi all’accudimento dei figli e nel tempo libero dedicarsi alla beneficenza, cristiana praticante era amata da tutti nella comunità.  Il figlio, Gianluca, era un bambino dolce, con ottimo rendimento scolastico e con un carattere mite.

La scena del crimine fu aberrante, il Procuratore di Alessandria la  definì “uno degli episodi più feroci che abbia visto”. Si conteranno in totale 97 coltellate, ciò che gli esperti definiscono “overkilling” dove l’utilizzo della forza è maggiore rispetto a quanto sia necessario per uccidere la vittima.

All’interno di quell’abitazione vi era anche la figlia sedicenne Erika De Nardo che dai primi interrogatori dirà di essere riuscita a scappare da una rapina ad opera di due albanesi. Tuttavia, la sua freddezza non convinse gli inquirenti.

Per le strade di Novi cominciò la caccia all’uomo dei due killer albanesi e la stessa Erika identificò uno dei due autori che poco dopo venne rilasciato avendo un alibi inattaccabile.

La procura di Alessandria incaricò per la ricostruzione dei fatti il comandante del R.I.S Luciano Garofano, che già dai primi istanti notò delle grosse incongruenze rispetto ai racconti di Erika ma soprattutto vi erano degli elementi che non trovavano riscontro con la dinamica dell’evento raccontata dalla ragazza. Come mai nessuno aveva sentito le urla delle vittime quando si trattava di un orario in cui la gente era solita essere a casa? Come mai la porta non era stata forzata e non era stato portato via nulla dall’interno dell’abitazione?

Dopotutto la De Nardo aveva raccontato di una rapina… e soprattutto perché i killer avevano ucciso il figlio di Susi se il piccolo si trovava al piano superiore e non avrebbe potuto identificare gli aggressori?

Erika si dimostrò da subito una ragazza dalla personalità dura. Aveva da tempo una relazione con il quasi diciottenne Omar Favaro, figlio del barista “Hippy” del quartiere. La relazione tra i due non era ben vista dai genitori di Erika e, malgrado ciò, la coppietta continuava a viversi così intensamente, che il loro rapporto appariva agli occhi di chi li conosceva, connotato da un certo grado di morbosità.

Il 23 febbraio del 2001, Erika e Omar vennero trattenuti in questura e proprio nella sala d’attesa i due, ignari della presenza di ambientali nella sala di attesa, ammisero la loro colpevolezza per l’omicidio di Susi e del piccolo Gianluca.

Secondo l’accusa i due giovani avevano progettato di uccidere anche Francesco de Nardo, il padre, ingegnere e dirigente dell’azienda dolciaria Pernigotti, ma avrebbero poi desistito perché Omar, feritosi ad una mano nel corso dell’aggressione, decise di andarsene.

Il piano criminale dei due giovani sarebbe cominciato nel settembre del 2000 quando la famiglia di Erika iniziò, a parere della Di Nardo, ad ingerire eccessivamente nella sua relazione e proprio quel piano avrebbe avuto la finalità di rivendicare la libertà della coppia.

Il 28 novembre 2001 ebbe inizio il processo a carico di Omar e Erika presso il Tribunale dei minori di Torino, dove venne ricostruito l’accaduto e accertata la loto capacità di intendere e di volere.

La perizia dichiarò che entrambi erano capaci di intendere e di volere, ad Erika venne diagnosticato un disturbo Narcisistico di personalità mentre in Omar emergeva una personalità di tipo dipendente.

Durante il processo i due si accusarono a vicenda non riuscendo però a fare piena luce sui fatti.

Il R.I.S di Parma fu decisivo ricostruendo l’accaduto e confermando il coinvolgimento di entrambi.

Questa la dinamica dell’evento: Susy Cassini e il figlio Gianluca De Nardo rientrarono nella casa di famiglia in via don Beniamino Dacatra. Poco dopo iniziò una discussione tra la Cassini e la figlia maggiore: il motivo era da ricondurre allo scarso rendimento scolastico della ragazza.

Erika afferrò quindi un coltello e inflisse il primo fendente alla madre, dal bagno uscì Omar con indosso dei guanti, che si unì alla giovane. Dapprima coprì la bocca a  Susi che  inizialmente riuscì a divincolarsi ma nel tentativo di fuga urtò contro il tavolo della cucina e venne presto raggiunta dai giovani che le si scagliarono contro ed iniziarono a colpirla ripetutamente, fino ad arrivare a 40 coltellate.

Omar dichiarò che Susi prima di morire supplicò ad Erika di risparmiare il fratellino che si trovava al piano superiore ma in realtà attirato dai rumori, Gianluca stava assistendo al delitto.

Omar e Erika si accorsero della sua presenza così Erika lo colpì. Tracce di sangue del bambino vennero rinvenute successivamente sul cavo del telefono della cucina. I due presero il bambino e lo portarono al piano superiore lasciando sulla parete della scala una scia di sangue.

Gianluca venne colpito di nuovo nella stanza da Erika e per evitare che si sentissero le urla del piccolo, alzò il volume della radio lasciando tracce ematiche anche sulla manopola.

Gianluca, con le poche forze rimaste, tentò di scappare cercando rifugio nel bagno, ove fu preso in trappola dagli assassini: inizialmente Erika cercò di avvelenarlo facendogli ingerire della polvere topicida, di cui vennero poi repertate tracce vicino alla vasca da bagno, nel pianerottolo del piano superiore e nelle scale; tentò poi di affogarlo nella vasca piena d’acqua. Entrambi i tentativi fallirono e mentre Gianluca continuava a difendersi disperatamente, morse Omar nella zona della prima piega interdigitale della mano destra, procurandogli una ferita sanguinante. A quel punto, avendo con sé ancora uno dei coltelli usati per uccidere Susy, i due ricominciano a colpirlo per un successivo quarto d’ora, fino a togliergli la vita con 57 coltellate.

A cosa fare di Gianluca, i due, non avevano pensato. Forse sarebbe potuto restare fuori dal loro feroce piano criminale ma essendo stato testimone dell’uccisione di Susi non fu risparmiato dai due giovani assassini.

Il 14 dicembre 2001 la corte del tribunale dei Minori di Torino emanò la sentenza di condanna a carico di Erika De nardo a 16 anni di carcere e 14 anni vennero dati ad Omar Favaro.

La Corte d’appello e la Corte di Cassazione confermarono la sentenza di primo e secondo grado.

Omar Favaro il 3 Marzo del 2010 ottenne la libertà definitiva.

Erika De Nardo conseguì una laurea in Filosofia nel periodo di detenzione e venne scarcerata il 5 dicembre 2011, dichiarando espressamente di volersi rifare un’altra vita.

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