Tra gli omicidi più strani della storia c’è quello commesso da uno dei più grandi poeti e letterati americani, William Burroughs. Era il 6 settembre 1951, a Città del Messico. Sentiamo come lo stesso Burroughs raccontò la storia: “Dunque, Joan era seduta su una sedia, io su una a circa 2 metri di distanza, c’erano un tavolo e un divano. Dissi a Joan:credo che sia quasi ora per la nostra scena del Guglielmo Tell. Lei prese un bicchiere di cognac e se lo mise sulla testa. perchè lo feci non lo so, mi ha preso qualcosa. Fu un gesto del tutto sconsiderato. Supponendo che fossi riuscito a centrare il bicchiere sulla testa, c’era il pericolo di proiettare in giro schegge di vetro che avrebbero potuto colpire altri là intorno”. E altri c’erano: Eddie di 20 anni e Eugene di 21, studenti del Mexico City College. E poi c’era Joan Vollmer, 25 anni, brillante studentessa, moglie di Burroughs che invece ne aveva 37. Joan, che si fidava dell’abilità di tiratore del marito. Invece chiuse gli occhi e fece: “Non posso guardare, sai che non sopporto la vista del sangue”.
Burroghs non era, già allora, uno qualunque: laureatosi ad Harvard, era uno dei massimi esponenti del movimento Beat, nato a a New York intorno al 1950 e fondato da Allen Ginsberg e Jack Kerouac. Ribellione, sperimentazione di droghe, libertà sessuale, interesse per le religioni orientali, rifiuto del materialismo e rappresentazioni crude di ciò che siamo. Ma un conto è scrivere, un conto è realizzarle nella vita. Alle volte le conseguenze sono pessime. Burroughs però aveva sempre fatto sul serio: si era auto-amputato una falange. Viveva seguendo il suo stile, fino in fondo.
Burroughs sparò e -incredibile!- mancò il colpo. Racconteranno che il bicchiere finì a terra facendo giri su se stesso, il botto della sua Star 380 fu assordante, tutti rimasero col ronzio nelle orecchie. Tutti, tranne Joan. La sua testa era inclinata. Burroghs non si era accorto del disastro, fu uno degli studenti a dirgli che forse l’aveva colpita. Era vero: alla tempia.
Tutti rimasero incollati alle sedie. Burroughs era in ginocchio vicino alla moglie e le diceva: “Parlami, parlami”. Ma la sola risposta fu il rantolo mortale di Joan.
Resta un mistero come un tiratore esperto abbia potuto sbagliare il colpo a soli 2 metri di distanza. Ma il non detto della frase è nello stato di ebbrezza dello scrittore. L’ipotesi non è folle, solo poco tempo prima era stato arrestato per ubriachezza e atti osceni. Anzi, era noto per la sua dipendenza da alcool e droghe. Lei nemmeno scherzava: eroina. Tanto che avevano avuto un figlio nato già intossicato.
Due settimane dopo, lo scrittore veniva rilasciato dal carcere, su cauzione di 2312 dollari. Pagati dalla famiglia di lui, più -si dice- altri per corrompere il giudice. E lui, che era arrivato oltreconfine per scampare una possibile condanna per droga negli Stati Uniti, si ritrovò a partire da Città del Messico, anche perchè per pura fortuna quella condanna non era arrivata. Non fece più ritorno. Lo condannarono a due anni per omicidio colposo: non li sconterà mai.
Quando divenne famoso per “Il pasto nudo”, arrivò a dichiarare che l’omicidio della moglie gli era servito per far emergere il lato cattivo di sè, studiarlo, riversarlo sulle pagine. Per poterlo dominare. O per potersene servire e farla franca.