Tracce e Locard

da | Apr 27, 2021 | News

Tracce e Locard

da | Apr 27, 2021 | News

 

“Ogni criminale lascia una traccia di se sulla scena del crimine e porta via su di se una traccia”

Chi criminologo o criminalista non ha mai sentito parlare del Principio di Locard?

Edmond Locard lo sviluppò nel 1910 quando fondò a Lione il primo laboratorio di medicina legale. Il principio di per sé è giusto, due corpi quando entrano in contatto trasferiscono l’uno all’altro un qualcosa. L’esempio principe è senza dubbio un’orma di scarpa lasciata su un terreno morbido. Nel terreno rimane la forma della scarpa e negli interstizi della suola rimane il terriccio.

Un principio nato più di 100 anni fa ancora attuale se pensiamo alle tracce biologiche. Facciamo un esempio: quando una persona spara un colpo con un’arma da fuoco la sua mano viene investita dai residui dello sparo generati dalla carica di innesco della cartuccia e nello stesso momento alcune sue cellule di sfaldamento (della pelle della mano) rimangono adese all’impugnatura dell’arma.

Se tocchiamo un oggetto lasciamo (forse) il nostro essudato che forma le impronte così dette “latenti” che possono essere successivamente esaltate ed evidenziate.

Criminologo francese, Edmond Locard (1877-1966) è stato il fondatore nel 1910 del primo laboratorio di medicina legale a Lione, nonché il padre delle scienze forensi della Polizia Francese.

Ma è realmente così attuale ed importante questo principio?

A parte, ovviamente, un eventuale utilizzo di dispositivi di protezione individuali da parte di chi commette il reato (in parole povere: Se indossi dei guanti non lasci le impronte) che ne farebbe perdere l’importanza, c’è comunque qualcosa che non torna pienamente.

Ragioniamo per limiti: se ogni volta che abbiamo un contatto lasciamo e prendiamo delle tracce dobbiamo di conseguenza ritenere che tale scambio avviene non solo su una scena del crimine ma anche nella quotidianità.

Quindi se usciamo di casa, ovviamente senza sanificarci, abbiamo da qualche parte del corpo un qualcosa che appartiene alla nostra abitazione; se poi saliamo su un mezzo pubblico lo scambio avverrà tra noi ed il mezzo (in quel momento avremo indosso un qualcosa che appartiene già a due luoghi differenti) e quando giungeremo nel luogo dove abbiamo deciso di compiere il reato cosa lasceremo? Qualcosa di noi o delle scene che abbiamo attraversato? Siamo convinti di lasciare sempre un qualcosa di noi? E poi, quel qualcosa che noi lasciamo sarà utile ai fini identificativi?

Lo scopo principale della criminalistica è e rimane sempre l’identificazione dell’autore di un reato ed in maniera minoritaria lo studio della dinamica per comprendere cosa sia effettivamente accaduto. Quando in fase di sopralluogo viene rilevata una traccia la stessa deve essere comparata o con persone o con oggetti.

 

 

Il principio di Locard rimane un principio illuminante di un’epoca (1910) dove le scienze forensi stavano iniziando il loro lungo percorso ma non può attualmente essere sempre chiamato in causa come fattore scriminante per giudicare il lavoro compiuto sulla scena del crimine dagli investigatori scientifici.

Il non trovare tracce o trovare tracce non rilevanti non sempre è dovuto all’incapacità di chi opera sulla scena del crimine, le variabili sono moltissime e difficilmente codificabili. Variabili che dipendono dall’autore, dalla vittima, dal luogo, dagli oggetti utilizzati, dalla tipologia del reato, dalla velocità di esecuzione e se vogliamo, spesso, anche dal clima.

Variabili che sembrano sparire quando il principio viene citato magari durante una trasmissione televisiva.

Operatori della “scena del crimine” potete stare tranquilli il principio di Locard vi perseguiterà ancora per molto.

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