Taijin Kyofusho e fobia sociale. L’importanza della cultura nella manifestazione dell’ansia

da | Dic 16, 2021 | Psicologia

Taijin Kyofusho e fobia sociale. L’importanza della cultura nella manifestazione dell’ansia

da | Dic 16, 2021 | Psicologia

La maggior parte delle persone ha paura di qualcosa. È cosa umana e naturale.  In questo caso si tratta tuttavia di una paura che può anche rivelarsi irrazionale e senza apparente spiegazione e innesca una profonda sensazione di ansia. E così abbiamo la paura dei ragni (aracnofobia), la paura delle altezze (acrofobia), la paura di tuoni e fulmini (astrafobia), o la paura di volare (aerofobia), solo per citarne alcune. Ce ne sono, ovviamente, molte altre ma le fobie sociali tendono ad essere tra le più comuni. Così, in Giappone si parla di una fobia culturalmente specifica: il taijin-kyofusho

La TK è una sindrome specifica, legata al contesto culturale in cui si presenta. È definita sindrome in quanto presenta un quadro sintomatico ben definito con una sintomatologia ben definita che si manifesta in uno specifico quadro culturale. Del resto, il DSM V tiene conto per ogni manifestazione sindromica delle caratteristiche socioculturali in cui il disturbo si manifesta ed è buona prassi chiedersi sempre in ambito di assessment clinico quale sia il background socio culturale del soggetto sulla cui personalità stiamo indagando. Tutto è relativo del resto. Porre l’accento sulle credenze e la cultura è fondamentale al fine della validità della diagnosi.

Ed è così che il Taijin Kyofusho risulta come una fobia culturalmente legata al Giappone come anche specificato nel Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM 5). È citata, infatti, tra gli ‘altri disturbi ossessivo-compulsivi specifici e disturbi correlati’.Tuttavia, il dibattito sulla specificità culturale di tale sindrome è in atto lasciando spazio alla possibilità di non legare a doppio filo la manifestazione di tale disturbo con l’appartenenza ad una cultura orientale.

OCCIDENTE VS ORIENTE: FOBIA SOCIALE VS TAIJIN KYOFUSHO

Il Taijin Kyofusho (TKS), che si traduce in “la paura delle relazioni interpersonali”, è stato diagnosticato per la prima volta in Giappone ed è caratterizzato dall’intensa paura che il soggetto prova in relazione al fatto che il suo corpo possa essere la causa di un forte imbarazzo per l’altro. I sintomi del TKS sono simili a quelli della fobia sociale occidentale, tra cui l’evitamento di attività sociali, battito cardiaco accelerato, mancanza di respiro, attacchi di panico, tremore, rossore, sentimenti di terrore o panico quando si è in mezzo ad altre persone e talvolta disagio allo stomaco.

I disturbi d’ansia sono abbastanza frequenti e nello specifico, il TKS si verifica nel 10-20% della popolazione giapponese con una frequenza maggiore tra gli uomini che nelle donne. Al contrario, nel mondo occidentale, le fobie sociali colpiscono maggiormente le donne che gli uomini.

Ciò che distingue il TKS dalla fobia sociale è che mentre nella fobia sociale occidentale prevale il timore di non essere adeguati e di sentirsi fuori luogo in presenza dia altri, i soggetti affetti da taijin kyofusho hanno paura di mettere in imbarazzo gli altri con la loro presenza. Le persone con TKS temono di offendere gli altri con il loro modo di apparire, con le espressioni del volto, con le loro azioni, o persino l’odore che emanano.

La sottile differenza tra i due disturbi si ritrova nello schema sociale proprio di queste due culture: da una parte la cultura occidentale di tipo individualista e dall’altra, la cultura giapponese collettivista. Le fobie sociali occidentali si basano su reazioni individuali, mentre il TKS si basa sulle reazioni suscitate nel gruppo.

Seguendo questa logica, una persona con Disturbo d’Ansia Sociale manifesta paura o ansia in situazioni sociali nelle quali l’individuo è esposto al possibile esame degli altri. Un TKS invece, è preoccupato di come potrebbe trovarsi in imbarazzo l’altro in sua presenza poiché egli si ritiene disturbante. Paura che a volte si estende al timore che la propria presenza possa portare vergogna anche alla propria famiglia e ai propri amici.

LE QUATTRO SOTTOCATEGORIE DEL TKS

  1. Sekimen-kyofu – la paura di arrossire
  2. Shubo-kyofu – la paura che una propria deformità corporea possa essere offensiva per gli altri
  3. Jikoshisen-kyofu – la paura del contatto visivo
  4. Jikoshu-kyofu – la paura dell’odore corporeo che potrebbe essere offensivo per gli altri

Di questi quattro sottotipi, la divisione che sembra essere la più strettamente correlata al disturbo d’ansia sociale occidentale (SAD), come definito nel DSM V, è il sekimen-kyofu. Shubo-kyofu potrebbe essere l’equivalente del Disturbo da Dismorfismo Corporeo (BDD) mentre il Jiksoshu-kyofu sembra assomigliare ad una descrizione simile della Sindrome di Riferimento Olfattivo (ORS).

Il Jikoshisen-kyofu, è difficile da diagnosticare e questo a causa delle differenze culturali decisamente diverse tra oriente e occidente. Mentre ai bambini giapponesi viene insegnato che il contatto visivo diretto è scortese, nella cultura occidentale si attribuisce invece importanza al contatto visivo diretto e risulta scortese il non guardare negli occhi la persona con cui si interagisce.

TKS viene inoltre classificato per la gravità con cui si presenta. La diagnosi è di tipo dimensionale e si muove lungo una scala che va da una manifestazione transitoria del disturbo ad una manifestazione in cui l’elemento fobico è predominante. Il TKS transitorio è di breve durata e moderatamente grave, più comunemente appare negli adolescenti e tende poi ad attenuarsi fino a scomparire.

Il TKS con tratti fobici è la manifestazione più comune di taijin kyofusho e il più simile alla fobia sociale o al disturbo d’ansia sociale (SAD). È cronico, generalmente appare intorno ai trent’anni e può essere moderato o grave. Il TKS delirante è la manifestazione di taijin kyofusho in cui il paziente è ossessionato da un particolare difetto. Quando la TKS con fobia si presenta in un soggetto a cui è stata fatta diagnosi di schizofrenia, ci si trova di fronte alla forma più grave della manifestazione della patologia ed è considerata in comorbilità.

UN TRATTAMENTO “CULTURALMENTE” ADEGUATO

In genere nei TKS si riscontra una personalità timida, introversa, con inibizione sociale, e il tutto può avere origini nell’infanzia anche se può presentarsi in qualsiasi momento della vita del soggetto. Esperienze precoci di umiliazione possono favorire l’esordio del disturbo. Il TKS colpisce circa il 10-20% della popolazione giapponese e la ricerca clinica ha dimostrato che è più comune tra gli uomini, anche se le donne hanno ottenuto punteggi più alti sulla scala della fobia sociale e per quanto riguarda la propensione verso sentimenti di imbarazzo e inadeguatezza. Punteggi rilevanti ma non sufficientemente significativi ai fini della diagnosi.

In occidente, poiché il TKS non è riconosciuto tra i disturbi d’ansia, ci si può aspettare che il trattamento sia lo stesso del disturbo da ansia sociale: farmacoterapia e psicoterapia. Poiché si da rilevanza alla caratteristica “culturale” della manifestazione del disturbo, è stato ideato in Giappone un intervento trattamentale specifico per il TKS. Il suo nome è “Morita Therapy”.

La Morita Therapy è stata sviluppata nel 1910 dal Dr. Shoma Morita e consiste in un intervento di tipo psicologico in cui si aiuta il paziente in modo graduale a prendere consapevolezza di se stesso e nello specifico ad imparare ad accettare e reindirizzare i propri pensieri. L’aspetto principale nel trattamento della TKS è portare i pazienti a focalizzare la loro attenzione sulle parti del corpo coinvolte dal disturbo e sulle rispettive sensazioni che suscitano.

La prima fase della terapia consiste nell’isolamento completo del paziente dall’esterno e prevede il riposo forzato a letto. La seconda e la terza fase si concentrano sul lavoro di percezione delle proprie emozioni con la presa di coscienza delle stesse mediante la scrittura di un diario. Inoltre, il paziente dovrà impegnarsi in lavori manuali che consentiranno allo stesso di concentrare il pensiero e  l’attenzione su di sé. La fase finale della terapia prevede un intervento sistematico di auto-accettazione e dell’importanza degli sforzi fino a lì compiuti.

Nel 1930, il trattamento è stato ampliato includendo trattamenti ambulatoriali e di gruppo cambiando il suo nome in terapia neo-Morita. I farmaci possono anche essere prescritti al bisogno e in aggiunta alla terapia. A tal proposito, gli inibitori della ricaptazione della serotonina (SSRI) sembrano ottenere importanti risultati.

“Although I tried various therapies, including hypnosis for clients with anxiety disorders, I did not obtain results beyond the temporary relief of symptoms in clients. I also used the life-control method for many years and followed Binswanger’s (1911) theory, only to find it manneristic, too theoretical, relatively impractical, and ineffective. Binswanger’s methods deprived my clients of spontaneous activity. Initially, I tried to modify and extend these existing systems, but later designed my own method of treatment”.

— Morita, 1928/1998, p. 35

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