Serial killer e statistiche

Uno dei maggiori ricercatori sui serial killer è Mike Aamodt, professore di psicologia forense alla Radford University, che iniziò negli anni ’90 a raccogliere e codificare dati sugli omicidi seriali

Per un periodo di 25 anni, Aamodt ed i suoi assistenti hanno raccolto dati relativi ai casi di omicidi seriali avvenuti nel mondo, raccogliendo in particolar modo i dati dei circa 3.000 serial killer statunitensi e delle 10.000 loro vittime. In questo studio hanno tenuto conto di tutti gli autori di reati che rientravano nella definizione ufficiale dell’FBI relativa all’omicidio seriale: “l’uccisione illegale di due o più vittime da parte dello stesso autore, in eventi separati”. Basandosi su questa definizione, ovviamente, sono rientrati anche gli appartenenti alla criminalità organizzata.

Iniziamo con la motivazione, perché i serial killer uccidono?

Il gruppo di lavoro di Aamodt ha tenuto conto dei casi dove il movente veniva definito in modo specifico (tramite interrogatorio, indagini o dichiarazioni successive).

La maggior parte dei serial killer uccide semplicemente per divertimento.

Abbiamo come motivazioni: divertimento 31,8%, motivi finanziari 30,1%, rabbia 18,1%, criminalità organizzata 6,3%, evitare l’arresto 1,4%, motivi religiosi 0,7%, allucinazioni 0,7%, convenienza 0,6%, per attirare l’attenzione 0,5% ed infine chi ha più di una motivazione 6,3%.

Gli omicidi legati alla criminalità organizzata rappresentano solo il 6,3% di tutti gli omicidi seriali. Spesso è difficile determinare con certezza questa motivazione visto che spesso gli autori negano l’appartenenza ad una associazione criminale e quindi la motivazione viene incasellata nel generico “motivi finanziari”.

In che modo i serial killer uccidono le loro vittime?

I serial killer sono spesso noti per utilizzare tecniche di uccisione ripugnanti. Ad esempio, Jeffrey Dahmer che ha ucciso 17 ragazzi negli anni ’70 e ’80, praticava dei fori nella testa delle sue vittime e gli iniettava dell’acido prima di strangolarle.

Ma generalmente, la maggior parte dei serial killer preferisce metodi “più semplici”. Delle di 9.915 vittime di serial killer statunitensi, oggetto d’esame, quasi la metà è stata uccisa a colpi d’arma da fuoco. Come secondo metodo abbiamo, con il 21,7%, lo strangolamento. Lo strangolamento utilizza un mezzo meccanico (una corda, un laccio ecc…) invece delle sole mani (strozzamento). Poi abbiamo l’utilizzo di coltelli, il 14,8%, l’uccisione tramite colpi inferti con corpi contundenti il 9,2% e con il 7,2 % abbiamo l’omicidio tramite veleno. Meno frequente è l’utilizzazione di un ascia 145 vittime, l’affogamento con 94 vittime ed infine 63 vittime sono state bruciate vive.

Quoziente d’intelligenza

C’è una correlazione tra il metodo impiegato ed il quoziente d’intelligenza, per esempio si è accertato che i serial killer con un QI superiore ai 140 sono molto rari e utilizzano l’esplosivo come metodo lesivo (per esempio i vari “unabomber”). Con un quoziente di poco inferiore, 100, abbiamo chi utilizza di veleno (un valore compreso tra 85 e 100 è considerato medio in America), abbastanza similare è stato riscontrato nei serial killer che utilizzano come mezzo omicidiario lo strangolamento. La ricerca ha fatto determinare, inoltre, che gli autori con un QI inferiore utilizzano metodi più improvvisati, disordinati e diretti.

Uomini o donne?

Analizzando più a fondo i dati della ricerca relativi al sesso si riscontra che le vittime sono essenzialmente divise a metà con una leggera superiorità delle le donne (proporzionale comunque alla media della popolazione).

In relazione all’età

I serial killer preferiscono anche le vittime più giovani: circa il 18% di tutte le vittime ha meno di 18 anni, mentre poco più del 10% ha più di 60 anni.

La curva relativa prevede un picco all’età 29 anni, per poi diminuire. Le possibilità di essere assassinato da un serial killer diminuiscono drasticamente tra i 30, i 40 e i 50 anni.

Buone notizie (ma non per i criminologi): i serial killer sono in declino

I serial killer non sono più quelli di una volta…

Analizzando i dati nel tempo (per decennio), vediamo che i casi di serial killer, ovvero persone che uccidono due o più persone in due o più occasioni separate, sono in declino dagli anni ’80.

Il grafico qui sopra evidenzia un forte aumento dei serial killer statunitensi nel periodo compreso dal 1900 al 1960 è però altamente probabile che questi dati non siano corretti, La raccolta dei dati ante 1970, infatti, è incompleta per la difficoltà di reperire i dati.

È invece corretto il calo dei serial killer negli ultimi quattro decenni. Il dottor Aamodt, ha alcune teorie al riguardo per spiegare questa discesa, in particolare ritiene che questa sia dovuta alla c.d. “Regola dei tre colpi” che (in forma più o meno similare tra stato e stato) viene adottata negli USA all’incirca dagli anni ‘90.

Le leggi sui reati abituali, comunemente denominate dei “tre colpi” fanno parte di una più ampia strategia anti-violenza del Dipartimento di giustizia degli Stati Uniti. Queste prevedono che in caso di condanna di un individuo per un crimine violento grave, che abbia già avuto in precedenza due condanne sempre per reati gravi, la pena inflitta sarà dell’ergastolo.

Sicuramente questo non è il solo motivo, anzi ci sono diversi studi a riguardo che escludono l’aspetto deterrente di questa legge, bisogna tenere conto probabilmente che dal 1990 circa c’è stato uno sviluppo esponenziale delle scienze forensi che ha comportato, specialmente nel caso degli omicidi seriali, un aumento dei casi di identificazione dell’autore già dal primo reato commesso.

Un altro motivo potrebbe essere legato all’aumento della “diffidenza” da parte della popolazione, della consapevolezza del pericolo. Nel passato era usuale fare l’autostop o lasciare che un bambino andasse in bicicletta da solo in un parco; oggi accade sempre più di rado e quindi risulta più difficile per un serial killer trovare le proprie vittime.

Concludendo, solo 40 anni fa, quasi un terzo di tutti i serial killer negli Stati Uniti riusciva a compiere cinque o più omicidi prima di essere catturato. Oggi, quella cifra è scesa al 13% e quasi la metà dei serial killer viene catturata dopo due omicidi.

I serial killer sono una razza in via d’estinzione?

 

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