E’ un classico della criminologia. Siamo a Le Mans, Francia, è il 2 febbraio 1933. Una casa padronale, dove abita la famiglia Lancelin. Lui, il marito, rientra e trova il silenzio più totale. Nessuno gli apre, nessuno risponde. Torna con un gendarne, entrano. Silenzio. La casa è al buio. Si muovono con circospezione. Trovano due cadaveri, madre e figlia. Lo spettacolo è raccapricciante. Leonie e Genevieve sono state assassinate con una ferocia che denota la risoluzione di un fatto personale tra loro e gli assassini. Sono state colpite alla testa con un corpo contundente (quale?), i bulbi oculari strappati sono lì sulle scale, osceni, i denti spaccati, sangue dappertutto. Sui corpi, tanti tagli inutili, profondi, puro sadismo. Una brocca di stagno, un martello preso in casa, un coltello. Eccole lì, le armi. Il poliziotto sale le scale, arriva fino alla soffitta dove c’è la stanza delle serve, Lea e Christine Papin, 22 e 28 anni. Sono al buio, nel letto, abbracciate e impaurite. Confessano subito.
L’omicidio delle sorelle Papin spacca in due la Francia. La borghesia le condanna, vuole una pena esemplare per un delitto senza senso, apparentemente motivato dalla vendetta per i continui rimproveri subiti in casa. Gli psichiatri vorrebbero vedere cosa c’è nelle loro teste, potrebbe essere un caso da manuale di folie a deux, follia a due. I comunisti le elevano a simbolo della rivolta del proletariato contro i padroni sfruttatori, praticamente giustificando il duplice delitto.
Genet scriverà un testo teatrale, “Les bonnes“, le serve appunto, per raccontare questa rivolta di sangue.
Il processo è seguito da tutta la Francia. Sono valutate capaci di intendere e di volere, anche se dei dubbi ci sono. L’infanzia delle sorelle Papin è misera, orfanotrofio, sempre insieme, ognuna come risorsa dell’altro, senza famiglia, di casa in casa a servizio, fino all’ultimo incarico dai Lancelin, quello fatale, quello finito nel sangue. E’ chiaro che è stata quella più forte, Christine ad iniziare l’aggressione. Sempre lei ad aver detto alla sorella di strappare gli occhi alla padrona. Lei invece, con le mani nude, li ha strappati alla figlia. Quegli occhi che guardavano, giudicavano, valutavano. Christine viene giudicata colpevole di entrambe i delitti, prende i lavori forzati a vita, sopravvive un anno solo in carcere e muore. Lea, colpevole dell’omicidio della sola Genevieve, 10 anni di lavori forzati. Torna in libertà, invecchia, muore dimenticata.