Omicidio e Undoing, quando a decidere sono le emozioni

da | Giu 29, 2021 | News

Omicidio e Undoing, quando a decidere sono le emozioni

da | Giu 29, 2021 | News

La vittima messa in una valigia, sepolta a terra, murata in una nicchia, gettata in mare: una delle preoccupazioni più significative di un omicida è nascondere il corpo della vittima, in linguaggio tecnico parliamo di staging,

“La manomissione volontaria della scena del crimine da parte dell’autore prima dell’arrivo delle forze di polizia”.

Nascondere il corpo della vittima è sempre una forma di staging, cambiano però le motivazioni. Se viene effettuato per non farlo più trovare o, quanto meno, ritardarne la scoperta, allora la sua motivazione è di auto conservazione da parte dell’autore. Il voler evitare di essere scoperti.

Ma c’è un’altra motivazione più frequente. Il corpo viene nascosto per allontanarsi dall’evento che non si avrebbe mai voluto compiere, un evento talmente orribile che si deve porre una barriera che ci separi da lui. La scena del crimine, ma in particolar modo il corpo, deve essere posto in un’altra dimensione, in uno “spazio” diverso.

Non serve quindi mettere un muro di mattoni, basta anche un sottile foglio di carta che in quel momento diventa un ostacolo insormontabile per i nostri pensieri e le nostre angosce.

Capita spesso che una volta compiuto l’omicidio, nella quasi totalità dei casi d’impeto e non premeditato, il corpo venga coperto con la prima cosa che si trova a portata di mano, tappeti, coperte, cuscini. O anche capita che venga chiusa a chiave la stanza che contiene il corpo, con la chiave lasciata comunque nella toppa.

Delle due motivazioni dello staging quest’ultima non è compiuta dall’aurore dell’omicidio per cercare di “farla franca”, ma per il suo benessere psichico.

Ed è qui che l’autore commette errori. Nell’azione di copertura del corpo non ci si preoccupa delle tracce biologiche lasciate, degli oggetti toccati, non in quel momento: la preoccupazione principale, l’unica preoccupazione è di stare in pace con se stessi. Nasconderci quello che abbiamo compiuto.

Nella maggior parte dei casi di omicidio accompagnati da questo tipo di staging, chiamato Undoing, il colpevole viene scoperto mediante le prove di tipo scientifico, impronte digitali o biologiche.

Una volta è successo…

Qualche anno fa, in un quartiere di Roma, venne trovata deceduta una anziana signora, di più di 90 anni, all’interno della propria abitazione. A farne la scoperta fu la figlia che, nonostante non vedesse la madre da moltissimo tempo per un dissidio familiare, era stata avvertita dalla vicina di pianerottolo, dato che l’anziana signora da giorni non le rispondeva al campanello.

La signora aveva una forma di disturbo da accumulo, che esternava conservando tutte le confezioni alimentari vuote che aveva usato, ma anche riviste ed altro. L’abitazione, in uno stato di igiene precario, era sostanzialmente in ordine: l’unica anomalia riguardava il corpo, rinvenuto nella camera da letto, che era disteso sul pavimento e ricoperto da un tappeto.

La polvere per l’intera casa era talmente tanta che si notava perfettamente la parte della pavimentazione limitrofa al corpo dove era posizionato in origine il tappeto.

Sul corpo non erano presenti segni di violenza, anche se non era facile accertarlo dalla sola ispezione esterna, visto la scarsa igiene che presentava la signora; tra l’altro il medico legale non venne sul posto.

L’ovvia domanda che si posero gli investigatori intervenuti fu: la signora era vittima di morte violenta o era stato un malore?

All’inizio si propendeva per la morte naturale, nonostante l’anomalia del tappeto, che avrebbe condotto ad affidare il corpo alla famiglia per la sepoltura,. Ma c’era qualcosa che non tornava, una visione più accurata della scena permise di notare che un lembo del tappeto si trovava sotto le coltri del letto. Il tappeto non era semplicemente caduto sulla signora ma era stato posizionato da qualcuno.

Come finì la storia?

Nel corso delle indagini per omicidio venne effettuato un prelievo di natura biologica da sotto le unghie della signora e venne confrontato con quello di un parente stretto. Il confronto fu positivo, la signora si era difesa negli ultimi momenti di vita.

Il parente fu messo in stato di fermo, ma un malore lo uccise in carcere prima di poter affrontare un processo dove avrebbe magari potuto giustificare la presenza del suo DNA.

Se quel giorno l’omicida non avesse coperto il corpo non ci sarebbero state indagini, sarebbe stato il decesso di una persona anziana, causato da un probabile malore, come spesso succede.

Undoing, quello strano istinto che aiuta a far sopportare l’impatto emotivo agli autori di omicidio, ma che alla fine li fa catturare.

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