Liliana: il GIP vuole chiarimenti sull’epoca della morte

da | Gen 22, 2024 | News

Liliana: il GIP vuole chiarimenti sull’epoca della morte

da | Gen 22, 2024 | News

di Chiara Arnaboldi

Il GIP non accoglie la richiesta di archiviazione del caso per suicidio: 25 nuovi  punti che potrebbero  dare chiarezza alla  vicenda.

E’ stata ritenuta necessaria la riesumazione del corpo di Liliana per poter dichiarare con fermezza l’epoca e la causa della morte.

Il giorno 5 Gennaio del 2022, presso una zona boschiva all’interno del comprensorio dell’ex ospedale psichiatrico di Trieste, venne ritrovata morta una donna 63enne di nome Liliana Resinovich.

Di Liliana si erano perse le tracce già dal giorno 14 dicembre 2021, quando il marito Sebastiano Visintin,  la sera,  si recò presso la questura di Trieste per denunciare la sua scomparsa. Dopo circa 20 giorni dalla sua scomparsa i Vigili del fuoco insieme al Corpo Forestale, la trovarono.

Il corpo era situato in un’area a stretto passaggio a fondo pedonabile, vicino a un dirupo e Lilly era poggiata a terra sul fianco sinistro vicino ad una recinzione, la vittima fu trovata vestita con un giubbotto grigio imbottito e una felpa color rosso vino, indossava anche un body e una cintura, l’orologio si trovava sul polso sinistro, tutto perfettamente integro.

Il capo e le regioni superiori toraciche erano  però avvolte da un sacco di plastica nero, integro e pulito come per l’addome e le parti inferiori coperte da un altro sacco identico, cinti da un cordino.

Il medico legale della Procura, Fulvio Costantinides si recò sul posto alle ore 18.00 e costatò che l’epoca della morte risaliva tra le 48 e le 60 ore prima del ritrovamento del cadavere che risultava ancora in stato di diffuso Rigor Mortis salvo a livello rachido-cervicale.

La rigidità cadaverica, insieme alla temperatura del corpo e la presenza di ipostasi, sono necessarie per collocare l’epoca della morte va però sottolineato che il corpo si trovava all’aperto, ragion per cui era esposto alle variazioni atmosferiche.

Non vennero trovati segni di colluttazione.

In fase autoptica con l’aiuto del radiologo Fabio Cavalli, vennero eseguiti ulteriori accertamenti come la TAC che andava a confermare l’assenza di gas putrefattivi e l’assenza di traumi fratturativi al capo, venne inoltre esclusa la presenza di corpi estranei come lame e proiettili. Gli accertamenti tossicologi risultarono negativi alle sostanze xenobiotiche come droghe e farmaci facendo ritenere ai medici legali che lo stato psicofisico della vittima non risultava alterato o incosciente.

IL Dottor Costantinides concluse la perizia medico-legale con le seguenti parole: “Gli aspetti cadaverici suggeriscono una morte asfittica, senza importanti legature”.

La Procura di Trieste chiese che il fatto venisse archiviato, essendo giunta alla conclusione che si sia trattato di un suicidio: “Liliana Resinovich si è tolta la vita e la sua morte non è stata provocata da nessuno” ed ancora “nulla è stato trascurato di ciò che poteva essere ragionevolmente intrapreso per giungere a una compiuta descrizione delle circostanze della scomparsa e per l’individuazione dei possibili reati commessi in suo danno”.

Alla richiesta di archiviazione si opposero i famigliari di Liliana, chiesero così il proseguimento delle indagini per fare chiarezza dei segni trovati sul volto e sulle mani della donna, in particolare una ferita sul labbro che risalirebbe a un momento prossimo alla morta.

A presentare l’atto fu il fratello Sergio, assistito dall’avvocato Nicodemo Gentile, ed il marito della Resinovich Sebastiano Visintin, assistito da Alice e Paolo Bevilacqua.

L’opposizione è stata accolta dal Giudice delle Indagini Preliminari, Luigi Dainotti, che ha ordinato nuovi accertamenti sul caso in 25 punti. Tra questi vi sono una nuova consulenza medico legale con, se utile, riesumazione del cadavere, l’analisi di tutti gli account in uso alla vittima e di numerosi dispositivi digitali, verifica delle celle telefoniche dell’area del ritrovamento e analisi del traffico telefonico, analisi di tutti i dispositivi telefonici e account in uso alle persone vicine alla vittima, soprattutto il marito Sebastiano Visintin e l’amico, presunto amante,  con il quale forse sarebbe andata a vivere secondo le sue dichiarazioni, Claudio Sterpin.

A quasi due anni dalla sepoltura del corpo di Liliana Resinovich nel cimitero di Sant’ Anna a Trieste, il Sostituto Procuratore titolare del procedimento, Maddalena Chergia, ha disposto con la procedura dell’accertamento tecnico non ripetibile il conferimento, a un collegio di consulenti, l’incarico di riesumazione della salma di Liliana Resinovich”. Gli esperti sono convocati per fine mese, con “debito avviso ai prossimi congiunti della deceduta e ai rispettivi difensori”; “prevedibilmente – conclude De Nicolo – al formale affidamento dell’incarico farà sollecito seguito l’attività consulenziale prevista”.

Tutto ciò grazie anche alla redazione della perizia medico legale dell’anatomopatologa Cristina Cattaneo che era stata chiamata in causa dalla procura per verificare se c’erano le condizioni necessarie per la riesumazione del corpo.

Nell’attesa di una nuova consulenza che accerti le lesioni riscontrate sul cadavere della donna, la loro origine, il mezzo che le ha prodotte, e soprattutto l’epoca esatta della morte, ci auguriamo che si faccia luce completa su una vicenda che, per diversi motivi, ha lasciato ancora aperti dei dubbi.

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