Dal tragico dramma di Shakespeare, Paul Ekman spiega ciò che può accadere quando una persona messa a confronto con la paura e l’angoscia del momento esterna una reazione fraintendibile a tal punto da apparire agli occhi dell’altro colpevole del fatto compiuto.
Nella psicologia della testimonianza, vi è una macro area dedicata alla lettura del non verbale nella valutazione dell’attendibilità di ciò che il “testimone” ci sta raccontando. Sempre secondo Ekman, alcune emozioni sono universali, ed il loro riconoscimento si basa a livello inconscio.
Facilmente sentiamo quando la persona che abbiamo davanti ci sta raccontando un qualcosa che “non ci torna”, se poi dobbiamo scendere nei particolari e spiegare il perché di questa sensazione, la faccenda si complica. Lo intuiamo e basta e del resto non possiamo analizzare sempre nel dettaglio ciò che avviene quotidianamente, alla lunga impazziremmo. Ma nel caso appena citato, ci troviamo tra amici, conoscenti, parenti e la storia finisce con un “ho avuto l’impressione che…”
Mettiamo il caso invece, che per una questione molto seria dobbiamo accertare l’attendibilità di un testimone. Mettendo per un istante da parte i diversi strumenti a disposizione del professionista e focalizzandoci solamente sulla lettura del non verbale, presteremmo, da bravi professionisti, una grande attenzione a quelli che sono i micromovimenti del suo viso.
I muscoli facciali sono numerosi e molti sono fuori dalla portata del controllo volontario cosicché un bravo mentitore, per quanto unico nel suo genere, coinvolgerà muscoli facciali poco controllabili e meno implicati in simulazioni di mimiche non sincere. Sono loro, ad andare a contraddire quanto il nostro testimone dichiara. Il viso è la parte del corpo che tende proprio per la sua difficoltà ad essere controllata nelle sue micro espressioni ad essere oggetto di attenzione da parte di chi deve valutare l’attendibilità della testimonianza.
Ma Otello in tutto questo?
Ebbene, Otello crede di essere stato tradito da Desdemona. Affronta la donna accusandola di avergli mentito e nonostante lei continui a difendersi dall’accusa di tradimento senza essere creduta, chiede ad Otello di parlare con Cassio il quale avrebbe confermato l’inesistenza di qualsiasi relazione tra loro. Otello le risponde che ormai è troppo tardi perché Cassio è già morto.
Desdemona capendo di non avere quindi nessuna possibilità di essere creduta, cede ad un pianto ininterrotto e ad una disperazione tali da portare Otello, accecato dalla gelosia e privo di qualsivoglia lucidità ed oggettività, a leggere questa sua reazione come un’ammissione di colpevolezza. La fonte dell’angoscia di Desdemona non era la paura di essere scoperta e considerata infedele bensì quella di non poter dimostrare la sua innocenza. Questo è stato l’errore di Otello. Un errore di interpretazione. Del resto tutti noi possiamo essere fraintesi nel manifestare le nostre emozioni quando queste risultano essere di grande intensità.
Se Otello avesse incontrato Ekman forse Desdemona non sarebbe stata soffocata nel sonno con un cuscino.