di Patrizio Guerra, Analista
La rapina è un delitto predatorio particolarmente efferato che produce nelle vittime e nell’opinione pubblica un forte senso di insicurezza, spesso con importanti risvolti sull’Ordine e la Sicurezza Pubblica, a volte ben oltre il reale dato di incidenza statistica.
Questi fatti irrompono nella realtà quotidiana delle persone esponendole all’imprevisto ed alimentando così una paura che accresce la diffidenza nel prossimo e la diserzione dello spirito civico.
La rapina è uno di quei fenomeni criminali che presenta il maggior tasso di recidiva.
Nell’ambito delle azioni di contrasto del fenomeno le Forze di polizia hanno intrapreso in questi ultimi anni anche un approccio più sistematico alle tecniche di profiling.
Infatti, al pari degli altri criminali seriali, il rapinatore dimostra una naturale tendenza a ripetere quei pattern operativi rivelatisi efficaci allo scopo, tanto che l’appellativo “rapinatore-seriale” non appare altro che una inutile tautologia.
La rapina, dal punto di vista strutturale, si ritiene sia costituita da una serie di elementi caratterizzanti che costituiscono la sua “informazione genetica” e che permettono, laddove analizzati e strutturati, un’attività di confronto e correlazione.
È possibile quindi riprodurre un modello di contrasto a questo fenomeno delittuoso con un approccio scientifico ispirato alle metodiche sviluppate nella caccia ai criminali seriali e in particolare sul geographical profiling.
Questa metodologia di analisi del fenomeno predatorio consente, partendo da una serie di eventi delittuosi, riconducibili al medesimo autore, di predisporre delle più efficaci misure di contrasto.
A tal fine è necessario analizzare tutti gli elementi strutturali di ciascun evento delittuoso che costituiscono la sua informazione genetica:
➢ i dati spaziali e temporali dell’evento;
➢ i dati che riguardano la vittima;
➢ i dati che riguardano l’aggressore;
➢ il Modus operandi;
➢ i mezzi lesivi eventualmente utilizzati;
➢ le caratteristiche dei veicoli coinvolti.
La raccolta di questi dati, che successivamente dovranno essere analizzati e interpretati, rappresenta il primo ed essenziale momento delle indagini.
Infatti il primo dei processi necessari all’individuazione di un criminale consiste nella raccolta e valutazione delle informazioni tratte dai report sul crimine, che includono verbali di denuncia, di sommarie informazioni testimoniali, del sopralluogo della polizia scientifica, nonché dalle annotazioni della polizia giudiziaria e dalle foto-videoregistrazioni della scena del crimine.
Questa tipologia di analisi rappresenta quello strumento investigativo capace di fornire supporto agli uffici investigativi procedenti analogamente, potremmo dire, all’attività svolta dal VICAP – Violent Crime Apprehension Program dell’FBI, il cui scopo principale è quello di integrare le funzioni investigative delle forze di polizia locali, statali o federali per alcune tipologie di reati.
Entrando nello specifico, nell’attività di raccolta e strutturazione delle informazioni relative ad una rapina è necessario procedere primariamente all’attività di georeferenziazione, cioè di individuazione delle coordinate spaziali del luogo in cui è avvenuto l’evento.
Tali informazioni dovranno essere memorizzate in un data-base, per la successiva visualizzazione ed analisi attraverso l’utilizzo di sistemi integrati (software GIS) che consentono di analizzare la componente geografica dei “reati commessi” attraverso l’utilizzo di mappe cartografiche.
Le tecniche di Crime Mapping consentono di realizzare una mappa del crimine in grado di fornire informazioni circa la concentrazione di eventi sul territorio e rappresentare uno strumento investigativo preventivo volto all’individuazione dei fattori criminogenetici, cioè quelli che generano le opportunità criminali.
Collocare i crimini su una mappa consente di trasformare in immagine quello che fino a quel momento era solo un processo complesso di interazioni.
La rappresentazione grafica degli eventi rende visibile il disegno criminoso.
La stessa permette di verificare in modo rapido se esista un qualche sviluppo cronologico dei crimini, un progresso geografico delle aggressioni.
Per questo, lo studio e la ricerca degli elementi di geografia spaziale stanno assumendo una sempre maggiore importanza nell’ambito della sicurezza urbana.
Le tecniche di Crime Mapping a livello strategico contribuiscono inoltre alla gestione della sicurezza urbana anche per la pianificazione di interventi a livello urbanistico e di viabilità mentre, dal punto di vista tattico, offrono un valido contributo per la razionalizzazione delle risorse destinate alla prevenzione e repressione di specifici atti delittuosi.
I dati temporali dell’evento forniscono altresì numerose informazioni utili a delineare il profilo criminologico dell’autore.
Permettono innanzitutto di comprendere le sue abitudini predatorie, che potrebbero essere connesse alla sua pregressa esperienza criminale.
L’analisi dei dati relativi alle vittime è particolarmente utile per comprendere quali possano essere i fattori di predisposizione vittimogena, ossia quali siano quelle caratteristiche che contribuiscono ad indirizzare la scelta del rapinatore nei confronti di un determinato obiettivo piuttosto che di un altro, generando quelle che vengono definite “opportunità criminali”.
I dati descrittivi inerenti alle caratteristiche fisiche dell’autore, la sua inflessione dialettale, l’abbigliamento, le comunicazioni verbali e non verbali impiegate durante l’evento delittuoso, rappresentano da sempre gli elementi di base per giungere all’identificazione del colpevole. A questi ora si deve aggiungere, quindi, l’analisi del modus operandi finalizzata al case linkage.
Questa si baserà sulla ricerca di similarità tra azioni, modus operandi, perché dal punto di vista criminologico la rapina è un’azione complessa di interazioni che vede coinvolti tutti i soggetti presenti, non solo vittima e autore, si sviluppa secondo un percorso tipico, rappresentativo dell’azione svolta: ingresso/dichiarazione della rapina con l’esternazione della minaccia e contestuale ordine di consegna/uscita e fuga.
L’analisi dei dati raccolti, sin qui solo accennati, consente di avviare il case linkage, quel procedimento attraverso il quale è possibile stabilire legami tra crimini in precedenza non correlati tra loro, attraverso il raffronto tra le descrizioni fisiche degli aggressori fornite dalle vittime, il modus operandi, la localizzazione geografica e di tutti gli elementi strutturali precedentemente riportati.
L’evento delittuoso viene scomposto nei suoi elementi strutturali, ciascuno dei quali sarà confrontato con quello di un’altra rapina e, al termine dell’operazione, tra i due eventi sarà stabilito un grado complessivo di similarità, espresso in percentuale, determinato dalla somma dei valori di tutti gli elementi.
Una volta individuata la sequenza di eventi attribuibili al medesimo autore/i è possibile procedere con le successive fasi di profilazione geografica e di analisi predittiva.
Il profilo geografico è una tecnica di analisi utile a determinare l’area di probabile residenza dell’autore di una serie di crimini e si basa essenzialmente su due componenti:
- una quantitativa (oggettiva), incentrata su tecniche geografiche per individuare il pattern derivante dagli eventi riconducibili all’ offender.
- la seconda qualitativa (soggettiva), fondata sulla ricostruzione e interpretazione della mappa mentale dell’offender.
La mappatura delle rapine consente di riprodurre gli spostamenti del criminale ed il percorso mentale che ha determinato la sua decisione circa l’obiettivo da colpire. Ci mostra in sostanza il tipo di interazione tra il luogo ed il criminale.
La migliore tecnica utilizzata per individuare il possibile luogo di residenza dell’autore è quella definita di “centrografia adeguata” che tende a individuare il valore medio spaziale all’interno di un insieme di punti disposti nell’area di attività, attribuendo un maggior peso a due fattori: il luogo di ubicazione del primo obiettivo della serie e la direzione di fuga per raggiungere la “base”, solitamente coincidente con l’abitazione o con il luogo di deposito del veicolo utilizzato per commettere il reato.
Gli studi che sono alla base di questo tipo di analisi sono ispirati ai principali modelli applicativi di profilo geografico, attualmente impiegati in ambito investigativo, elaborati dallo psicologo David Canter e dall’ispettore Kim Rossmo, nonché dagli studi del noto psicologo statunitense Edward Chace Tolman, applicati al comportamento spaziale dei criminali, definito dagli anglosassoni spatial behaviour.
Infine è possibile, attraverso l’analisi predittiva, prevedere eventi futuri, esaminando dati attuali e storici trasferendosi, dal campo del noto e del certo (eventi delittuosi già avvenuti) al campo del probabile, attraverso modelli statistici e probabilistici, per determinare cosa verosimilmente potrebbe accadere.
Per lo più, la maggior parte di questi sistemi utilizza un procedimento chiamato di “predictive criminal mapping”, cioè individua il quando e il dove saranno commessi alcuni tipi di crimine, evidenziando “hotspot” in una mappa geografica ciclicamente aggiornata, sebbene questi sistemi possano presentare alcuni fattori di rischio analitico, individuabili nei cosiddetti “circoli viziosi” o nelle “profezie che si auto avverano”.
Attualmente gli attuali processi investigativi di contrasto al fenomeno delittuoso vengono integrati con metodologie di analisi ispirate allo studio delle tecniche di profiling che, anche in Italia,-e grazie alle ricerche in campo criminologico-, stanno assumendo un sempre maggior peso nella prassi investigativa.