E’ di oggi la notizia che Alessandro Pasini è stato assolto dall’accusa di omicidio volontario nei confronti di Sabrina Beccalli.
Il fatto è successo a Crema tra il 14 ed il 15 agosto 2020. Il Pasini, allora 45enne, è stato condannato per aver distrutto il cadavere della donna e per l’incendio dell’auto, ma la Corte d’Assise non ha potuto provare l’omicidio. Pur avendo ammesso l’occultamento di cadavere aveva sempre negato di averla uccisa, giustificandosi così: «È morta per overdose, io sono stato preso dal panico».
Il panico lo aveva portato, quindi, ad avvolgere il corpo della donna in una coperta e trasportarlo dapprima sull’autovettura della ragazza, una Fiat Panda parcheggiata sotto casa e poi, alle sei del mattino, ad acquistare del gasolio. Poi, sempre spinto “dal panico”, tornò nell’appartamento per pulirlo delle tracce di sangue. Ma se si trattava di una overdose perché ci sarebbero dovute essere delle tracce di sangue che poi comunque, anche a seguito della pulizia, vennero esaltate dai carabinieri del RIS tramite il Luminol?
Ma, a parte questa considerazione, torniamo al Pasini che “sempre ovviamente sotto l’influenza del panico” il giorno di Ferragosto andò dapprima a pranzare con un gruppo di amici per festeggiare il compleanno di uno di loro, poi tornò nell’abitazione in via Porto Franco per dargli un’altra pulitina. Successivamente pensò al cadavere, dapprima portando l’autovettura (con il corpo di Sabrina al suo interno) in campagna e poi tornandovi la sera per dar fuoco all’autovettura.
Con il corpo distrutto era praticamente impossibile determinare eventuali prove per accusarlo di omicidio e quindi è stato condannato a sei anni di reclusione per aver distrutto il cadavere della donna di 39 anni e per l’incendio della Fiat Panda.
Il pm Lisa Saccaro, il 15 ottobre 2021, aveva chiesto una condanna a 28 anni di carcere sostenendo questo:
«Non può non evidenziarsi la sconcertante assenza di scrupolo di Pasini nel tentativo di garantirsi l’impunità per i delitti commessi. Preme sottolineare nuovamente la fredda organizzazione dell’imputato nel compiere le condotte, sintomatica di una capacità di ideazione criminale davvero fuori dal comune».
Ma la sua richiesta è caduta nel vuoto.
Questo caso non ha solamente una sentenza discutibile ma anche delle indagini molto discutibili: torniamo indietro di un anno, quando venne ritrovata la Panda bruciata. Alessandro aveva praticamente raccontato la sua storia, era stato insieme a Sabrina al bar «Sombrero» fino all’una di notte, bevendo molto; poi si era allontanato. Verso le 2 la ragazza lo aveva rintracciato telefonicamente in un altro bar, forse per chiedergli della sostanza stupefacente.
Poco dopo Pasini la raggiunse a casa e qui spariscono le tracce di lei.
La porta dell’appartamento verrà ritrovata aperta alle 9.30 del 15 agosto dal figlio sedicenne di Sabrina.
Viene ritrovata l’auto bruciata della ragazza, all’interno vi sono delle ossa: la cosa più semplice è interpellare un veterinario della vicina Ats Val Padana che le identifica come appartenenti ad un cane. Per maggior sicurezza venne chiamato anche un secondo veterinario, che conferma l’identificazione animale.
Pasini, intanto, interrogato inizia a fare le prime ammissioni: l’incontro, la morte per malore, il cadavere nell’auto…
Certo la cosa doveva sembrare strana agli investigatori. Una persona sparita, l’ex fidanzato che ormai ha confessato di averla vista morire tra le sue braccia e di aver messo il corpo nella Panda che poi avrebbe bruciato (all’inizio fa solo mezze ammissioni parlando della bruciatura dell’autovettura senza specificare dove sia il corpo) e un cadavere che non si trova.
Qui scatta un corto circuito, gli investigatori credendo ai due veterinari finiscono per non dar peso alle mezze ammissioni di Pasini e quindi iniziano la ricerca del corpo svuotando, addirittura, una cisterna di acqua situata nella zona del ritrovamento dell’autovettura.
Intanto, su disposizione del veterinario, le ossa vengono bruciate: sì, avete letto bene, le ossa vennero bruciate.
Forse dopo, ma solo dopo, qualcuno si è posoa la domanda: ma se Pasini avesse distrutto il corpo bruciandolo nell’autovettura?
I pochi frammenti ossei rimasti nell’auto, un dito ed una parte riconducibile ad una parte di teca cranica, vennero recuperati dalla dottoressa Cristina Cattaneo dell’Istituto di Medicina Legale di Milano.
Erano i resti di Sabrina Beccalli.