Alcuni ricercatori americani hanno sviluppato un algoritmo capace di svelare i tratti psicopatologici attraverso la posizione della testa delle persone durante gli interrogatori. Tale metodo, sulla scia di quelli già presenti e scientificamente validati, aggiunge elementi importanti ad altri studi sugli indici di comportamento non verbali associati alle personalità devianti.
Da quali tratti non verbali si riconosce un soggetto con disturbo antisociale di personalità?
Ad esempio dalla postura della sua testa durante un interrogatorio secondo alcuni ricercatori americani dell’Università del Nuovo Messico.
Infatti, il gruppo di ricerca ha messo a punto una intelligenza artificiale capace di interpretare i movimenti della testa dei soggetti durante un interrogatorio. Al fine di approfondire gli studi, i ricercatori hanno poi passato al setaccio tutte le registrazioni video di interrogatori condotti nelle prigioni su una popolazione di 507 detenuti maschi di età compresa tra i 18 e 62 anni. Sono così emerse importanti informazioni circa i tratti caratterizzanti il disturbo psicopatico di personalità messi in evidenza con l’aiuto di un test chiamato “Lista di controllo della Psicopatia” (PCL-R).
Il test in questione permette di valutare le tendenze psicopatiche di un soggetto. Tale disturbo è infatti caratterizzato da una costellazione di caratteristiche affettive, interpersonali e comportamentali specifiche, composto da 20 item che misurano abilità affettive ed interpersonali dello psicopatico e il sul suo comportamento antisociale. Questo metodo, che trova appoggio nel mondo scientifico, viene ancora utilizzato per fare diagnosi di disturbo psicopatico di personalità in contesti quali case di reclusione e REMS (residenze per l’esecuzione di misure di sicurezza).
L’algoritmo ha così messo in evidenza una forte correlazione tra tratti psicopatici e alcuni indicatori non verbali come il fatto di mantenere una posizione pressoché immobile della testa durante uno scambio verbale.
Stando a quanto riportato nella rivista Journal of research in Personality è emerso che gli individui psicopatici tendono a fissare la telecamera e non inclino la testa mentre parlano. Ricordo a tal proposito che l’egocentrismo e la mancanza di empatia così come la bugia patologica sono caratteristiche del disturbo in questione. Le stesse pertanto traspaiono in schemi comportamentali ben precisi. Infine, i soggetti con disturbo psicopatico, grave e persistente, presentano rigidità e fissità dei movimenti collo adottando un orientamento unidirezionale della loro testa durante gli interrogatori”.
Movimento degli occhi, delle palpebre ed espressione facciale
Non sarebbe il primo tentativo da parte dei ricercatori, di svelare il comportamento di un soggetto affetto da psicopatia attraverso gli indici non verbali. Infatti, sin dal 900 a.C., era stato notato che le persone tendenzialmente “bugiarde” presentavano ciò che all’epoca veniva definito come “uno stato generale di agitazione”. Altre ricerche hanno associato invece alla psicopatia, la variazione dei movimenti oculari secondo schemi definiti, movimenti particolari delle palpebre, o particolari gesti delle mani. In America, alcuni studi nel ramo della psichiatria avevano sottolineato la possibilità rilevare la presenza del disturbo in questione attraverso alcune micro espressioni facciali.
Tuttavia, questo metodo lasciava molto spazio alla soggettività dell’esperto e quindi all’interpretazione personale, e spesso anche suggestiva a tal punto da non poterlo ritenere scientifico ma non per questo inutilizzabile. La più importante innovazione apportata al metodo per contrastarne l’eccessivo libero arbitrio interpretativo è stata la successiva applicazione allo stesso dell’intelligenza artificiale. In tal modo si è reso l’approccio diagnostico più affidabile e di conseguenza dotato di maggiore validità.
La stessa I.A. utilizzata già da qualche tempo ed applicata a studi sul comportamento umano, è stata ad esempio applicata nell’analisi a video di alcune interazioni tra soggetti ed esperti rivelandosi efficace nello svelare tratti depressivi e tendenze suicidarie.
Ulteriori progressi nell’applicazione dell’intelligenza artificiale all’interpretazione del comportamento umano apriranno nuovi orizzonti di applicazione ma anche molti interrogativi. Quanto può un algoritmo interpretare i miliardi di espressioni umane e altrettanti stati emotivi? Ciò che ci distingue e che al tempo stesso ci rende vulnerabili sono le nostre emozioni, il motore del nostro essere ciò che siamo, ognuno di noi unico nel suo genere.