“Der Mensch ist was er isst”. L’uomo è ciò che mangia.
È interessante come una frase di questo tipo possa essere così sentenziosa con l’assonanza che la lingua tedesca offre: ist/è, isst/mangia. Questo è quanto ci fa notare il filosofo Ludwig Andreas Feuerbach. Omonimia significativa potremmo dire. Prendiamo dal cibo il nutrimento e da esso traiamo l’energia necessaria per la riproduzione della specie, finalità Darwiniana. Materia, reazioni chimiche e energia si susseguono. Viviamo bruciando energia ma come facciamo a sapere quando e quanto mangiare?
In teoria basterebbe uno squilibrio dell’1% dell’introito quotidiano di calorie per acquisire o perdere 2 chili in un anno. Ed ecco che il gioco della contabilità diventa lo spettro delle persone che si ammalano di anoressia e di bulimia. Tuttavia, la natura ci viene incontro e così ragioniera non è. Se l’attività fisica è regolare, si tende a mantenere un peso corporeo stabile e il corpo compensa nei momenti in cui la persona assume poco più di quanto necessario all’organismo con quei momenti in cui invece assume meno.
Un delicato gioco di equilibri che il nostro organismo padroneggia in perfetta autonomia.
Lo sapevate che il corpo ha memoria? Memoria di ciò che accade. Ed ecco che quando si vede privato del suo nutrimento minimo giornaliero, tollera fino a che può, e anche nei momenti in cui si raggiunge il peso limite al di sotto del quale non si vive più, accondiscende alla nostra volontà consumando fino all’ultima caloria. Cosa succede se il peso si ristabilizza, poi cala nuovamente e così via e si ha ciò che è noto come “effetto yoyo”? Succede che quando il nostro corpo ne ha la possibilità, accumula nutrimenti più di quanto sarebbe sufficiente in tempi “normali” per evitare di trovarsi nuovamente in difficoltà nei periodi di “magra”. Solo dopo un po’ di tempo, in cui l’organismo ristabilisce un peso medio stabile, i dispositivi biologici automatici che regolano il bilancio energetico tornano a funzionare correttamente. Ma questo è il nostro corpo. E la mente?
L’immagine mentale che abbiamo del nostro corpo ha il suo “peso” e nel contesto di un discorso riguardante lo squilibrio nutrizionale, non possiamo non esplorare quei disturbi che riguardano il rapporto dell’uomo con il cibo e l’alimentazione. È proprio l’immagine mentale ad essere direttamente implicata nei disturbi di anoressia nervosa e bulimia nervosa di cui si trovano tracce sin dalla fine del ‘600. Ma questa è un’altra storia e sarà oggetto dei prossimi articoli in cui affronterò alcune delle patologie legate ad orge alimentari e digiuni in stretta dipendenza con l’immagine di sé. Dipendenza che ha avuto inizio circa cento anni fa…