La cherofobia è la paura della felicità e la conseguente rinuncia ad essere felici, seppure lo si desideri tantissimo, perché da un momento all’altro la felicità può sparire. È fuori di dubbio che alla base vi sia una concezione pessimista della realtà che circonda il soggetto che ne è affetto, egli ha una visione del mondo impregnata di negatività, l’idea che “se ora sono felice prima o poi dovrò pagare per questo” e un senso di rassegnazione come leitmotiv della sua esistenza. La persona che ne soffre teme l’infelicità di un rifiuto e essere felici vuol dire vivere una condizione caratterizzata da fragilità e instabilità, non vale la pena investire energia nella sua ricerca per poi soffrire.
Inizialmente si vive nella paura che ciò che si desidera possa accadere e questo inevitabilmente genera ansia. È un’ansia legata alla previsione e non all’evento in sé. L’evento in realtà potrebbe non arrivare mai e del resto poiché la persona non si espone per paura, difficilmente l’evento “felice” si presenterà.
La cherofobia quindi, è una fobia vera e propria e l’oggetto fobico è la felicità. La si evita perché le viene attribuito un affetto negativo. Fermiamoci ora su un pensiero: quale condizione risulta più penalizzante e motivo di sofferenza? Vivere evitando la felicità perché si teme il dolore che comporterebbe perdere l’oggetto amato o vivere sapendo che non si sarà mai felici perché si evita la felicità a priori? In entrambi i casi il prezzo da pagare è alto così come le energie che la persona mette in campo.
Ma a tutto troviamo una soluzione seppure precaria e alla lunga non più efficace. La persona raggiunge un certo equilibrio convincendosi che la felicità non esiste (negazione), che nessuno può essere felice arrivando a spostare il proprio obiettivo su altre condizioni simili: la serenità, la tranquillità (sostituzione)… oppure è convinta che esprimere la felicità sia moralmente deplorevole estremizzando il concetto e del resto come si fa ad essere felici quando nel mondo c’è tanto dolore…(razionalizzazione).
Tutto è questione di equilibrio, per quanto si possa essere bravi nel mentire a noi stessi, seppure per una giusta causa, a tutto c’è un limite di sopportazione. Quando un equilibrio costa troppo in termini di energie che richiede, la soluzione sta nel cambiarlo. L’ideale sarebbe cambiarlo non raccontandoci troppe bugie, quelle con le gambe corte, quelle che prima o poi vengono a galla…