Charles Manson: da delinquente comune a Mito del Male, seconda parte

da | Feb 7, 2023 | News

Charles Manson: da delinquente comune a Mito del Male, seconda parte

da | Feb 7, 2023 | News

di Biancamaria Massaro

La storia di Charles Manson ci affascina

Perché è un mistero sempre più oscuro.

Quentin Tarantino

 Riguardo ai delitti della Family, i testimoni hanno fornito versioni molto diverse. Le ragazze, in particolare, hanno sempre negato il coinvolgimento di Manson. La ricostruzione ufficiale è quella che il pubblico ministero Vincent Bugliosi ha descritto nel libro sul processo stesso (Helter Skelter. Storia del caso Charles Manson, Mondadori, 2006) e che si può trovare anche nel mio saggio, Charles Manson: demitizzazione di un’icona satanica (Nero Press Edizioni, aggiornato nel 2022). Riporto perciò solo i dettagli più significativi, tralasciando quelli più cruenti.

La notte tra l’8 e il 9 agosto del 1969 Tex Watson, Susan Atkins, Patricia Krenwinkel e Linda Kasabian – autista del gruppo che non partecipò alla strage – si recano a Cielo Drive per uccidere chi vi avessero trovato. La prima vittima, spesso dimenticata, è Steve Parent un ragazzo venuto a vendere una radiosveglia al custode della villa, William Garretson: Watson gli spara ben quattro volte. Dopo mezzanotte, motivo per cui la data ufficiale della strage è il 9 agosto, entrano in casa e vi trovano: Sharon Tate che avrebbe partorito dopo poche settimane il figlio che aspettava dal marito; Jay Sebring, hair stylist di fama internazionale ed ex della Tate; Abigail Folger, famosa filantropa ed ereditiera del caffè, con il compagno polacco Vojtec Frykowski che le era stato presentato da Polanski. Vengono tutti massacrati senza pietà e, con un asciugamano immerso nel sangue della Tate. La Atkins scrive Pig sulla porta d’ingresso della villa perché, sembra, Manson aveva detto di lasciare un segno “maligno”.

Finita la strage, i tre assassini raggiungono la Kasabian in auto. Sulla via del ritorno verso il ranch si cambiano e gettano gli abiti sporchi di sangue e i coltelli tra le colline circostanti.

Manson, che non è rimasto soddisfatto di come ha agito il commando, la sera seguente decide di mettersi a capo di una nuova missione omicida per insegnare ai suoi come “si porta a termine un lavoro ben fatto”. Oltre a Tex Watson, Susan Atkins, Patricia Krenwinkel e la sempre più recalcitrante autista Linda Kasabian, recluta anche Leslie Van Houten e Steve Grogan. Il gruppo, come la volta precedente, non cerca vittime specifiche, ma un luogo conosciuto e abitato da bianchi ricchi che potrebbero essere il target adatto anche per le Black Panther. La scelta ricade sulla casa di Leno LaBianca, proprietario e presidente della catena di supermercati Gaway Markets con il vizio del gioco, e la moglie Rosemary, un’imprenditrice di successo che aveva avviato la catena di negozi Boutique Cariage.

Il fondatore della Family non intende “sporcarsi le mani”, così, dopo aver immobilizzato la coppia, torna in macchina e lascia che siano Leslie Van Houten, Patricia Krenwinkel e Tex Watson a uccidere. I tre assassini infieriscono sul corpo di Leno incidendogli con un forchettone una serie di X e la parola War sull’addome, inoltre gli infilano un coltello da cucina in gola. Con il suo sangue scrivono sui muri Rise e Death to pigs, infine sul frigorifero He[a]lter Skelter perché non conoscono nemmeno il modo corretto di scrivere l’Apocalisse nel cui nome stanno uccidendo.

Manson, insieme a Grogan e alla Atkins, nel frattempo si fa condurre da Linda Kasabian fino a Venice Beach, dove le ordina di uccidere Saladin Nader, attore di origini libanesi che aveva avuto rapporti con la Family. La Kasabian finge di accettare la missione, però poi bussa alla porta di un vicino di Nader, salvandogli la vita. Susan Atkins, indispettita, defeca nell’androne del palazzo.

Di fronte al clamore suscitato dall’orribile fine di Sharon Tate, passa del tutto sotto silenzio la scomparsa a fine agosto di Donald “Shorty” Shea, l’ultima vittima ufficiale della Family, anche se per molti studiosi quelle totali, uccise prima e dopo la Summer of Blood, potrebbero essere una trentina.

La morte di Hinman, la strage di Cielo Drive, e il duplice omicidio LaBianca, nonostante le varianti della scritta Pig presenti nelle scene dei crimini, vengono considerati dalla polizia tre episodi distinti e non riconducibili agli stessi assassini; al massimo, il terzo potrebbe essere stato portato a termine da emulatori del secondo, anche se si pensa all’inizio che i LaBianca siano stati uccisi per i debiti di gioco di Leno.

È ovviamente la morte di Sharon Tate e dei suoi amici ricchi e famosi ad avere maggior copertura mediatica e a scatenare paura e morbosa curiosità nel pubblico. Si formulano le ipotesi più assurde, dalla serata di orgia e droghe finita male a uccisioni effettuate per nascondere il sacrificio satanico del primogenito maschio del regista di Rosemary’s Baby, pellicola “maledetta” e uscita nelle sale l’anno precedente. Polanski, primo sospettato, è costretto a sottoporsi alla macchina della verità e a discolparsi per l’omicidio in una toccante intervista.

Tra fine agosto e inizi di ottobre Manson e alcuni membri della Family vengono arrestati per crimini minori e nessuno sospetta di loro, almeno finché Susan Atkins comincia a vantarsi dei delitti. Il caso viene assegnato il 18 novembre del 1969 a Vincent Bugliosi, viceprocuratore distrettuale di Los Angeles che avrà molte difficoltà a ottenere una ricostruzione precisa e inconfutabile dei fatti perché i membri della Family fanno di tutto per scagionare Manson. Bugliosi ha bisogno di un testimone che sia davvero attendibile e il cui coinvolgimento nei delitti sia solo marginale. La sua scelta ricade su Linda Kasabian: la donna, infatti, ha frequentato per nemmeno due mesi la Family ed è stata “solo” l’autista per i delitti Tate-LaBianca perché l’unica in possesso di una patente regolare, inoltre ha perfino salvato una vittima potenziale.

Il processo contro Charles Manson, Susan Atkins, Patricia Krenwinkel e Leslie Van Houten si apre Il 24 luglio del 1970, mentre Tex Watson è ancora latitante.

Durante il processo Manson non perde mai il controllo dei suoi seguaci: imputati, testimoni e quelli che rimangono fuori dall’aula del tribunale lo difenderanno e lo sosteranno fino alla fine. Quando Manson si incide una X in fronte, dichiara che lo ha fatto “per marchiarmi fuori dal vostro mondo […] La vostra aula di tribunale è un gioco dell’uomo. L’amore il mio giudice”. Molti membri della Famiglia fanno altrettanto e, a un suo ordine, più di una volta si alzeranno gridando frasi come “L’Helter Skelter sta arrivando!” o mettendosi a cantare.

La tesi di Bugliosi è semplice: Manson ha plagiato le menti dei suoi seguaci fino a spingerli a uccidere in nome dell’Apocalisse che profetizzava; quella di Manson è altrettanto semplice: disconoscendo la teoria dellHelter Skelter, si descrive come un mite hippie musicista che accoglie giovani sbandati. Non è colpa sua se, quando sono lontani dalla Family, commettono furti e omicidi. In particolare, dichiara che tutto è nato con la morte non voluta di Hinman. Beausoleil era andato a casa sua per risolvere una questione di droga, ma la cosa gli era sfuggita di mano e Tex Watson, per scagionarlo, aveva organizzato gli altri omicidi, all’insaputa di Manson.

Una parte dell’opinione pubblica crede alle parole di Manson, anche perché in molti si convincono che attraverso il processo si voglia in realtà condannare tutto il movimento hippie di cui la Family rappresenta i lati peggiori, perversi e criminali. La maggior parte degli americani però lo crede colpevole, compresa la giuria. Il 25 gennaio del 1971 si legge in aula il verdetto: Charles Manson, Susan Atkins, Patricia Krenwinkel e Leslie Van Houten sono ritenuti colpevoli dei delitti Tate-LaBianca; adesso si deve deliberare se gli imputati meritino la pena di morte. Manson compie un ultimo gesto teatrale e “satanico”: si presenta in aula calvo e con la lunga barba tagliata a forma di tridente, sostenendo “io sono il diavolo, e il diavolo è sempre calvo”.

Lunedì 29 marzo la sentenza: condanna a morte per tutti gli imputati. Tex Watson, processato nell’agosto del 1971, avrà la stessa condanna, così come Bobby Beausoleil per l’omicidio di Hinman, Steve “Clem” Grogan per quello di Shea, mentre Bruce Davis per entrambi. il 18 febbraio del 1972 la Corte Suprema annuncia l’abolizione della pena di morte nello Stato della California e per tutti la pena viene commutata in ergastolo con la possibilità di chiedere la libertà vigilata ogni sette anni. Nessuno di loro è riuscito a ottenerla, tranne Grogan perché giudicato “troppo stupido” e che oggi è un uomo libero. La Atkins è morta nel 2009 per un tumore al cervello; Charles Manson il 19 novembre 2017.

 Per Manson ogni udienza della commissione sulla libertà di parola – o intervista che gli hanno permesso di rilasciare – è stata l’ennesima possibilità avere il controllo sul modo di far parlare di sé. La sua fama satanica – almeno “dark” e misteriosa – si è alimentata di luce riflessa di quella delle sue vittime, in particolare della giovane e bellissima attrice Sharon Tate, “colpevole” solo di aver preso in affitto con il marito –i l regista di una delle pellicole “luciferine, più famose – la villa in cui fin a pochi mesi prima aveva abitato Terry Melcher. È però dovuta soprattutto alle falsità o imprecisioni che girano sul suo conto e sulla Family che si trovano in rete, in siti non sempre solo amatoriali, e perfino in alcuni testi di argomento criminologico o musicale. Tali (dis)informazioni sono poi ripetute dai media e diventano “verità”. Ecco alcuni esempi: l’illegittimo Man-Son si è dato da solo un cognome evocativo; Susan Atkins ha cercato di strappare il feto dal ventre della moglie del regista di un film in cui un figlio viene offerto al diavolo; la Family sacrificava animali a Satana e che Manson stesso avrebbe ucciso la Tate e/o altri innocenti.

Della fama “satanica” di Manson, amplificandola, ha saputo farne buon uso il cantante Brian Hugh Warner, più noto con l’alias Marylin Manson che si è dato fondendo due icone americane e mondiali degli anni Sessanta: Marylin Monroe e Charles Manson. Il cantante, nell’album Portrait of an American Family ha inserito la canzone My Monkey partendo da un brano del fondatore della Famiglia. Marilyn Manson si è ritrovato “morto”, almeno per la rete, a causa di uno scherzo poi preso sul serio su Twitter: l’hashtag #RIPMarilynManson è stato a lungo, almeno per i canoni dei social, nella classifica dei trend giornalieri. Manson, Marilyn, il 20 novembre aveva risposto pubblicando sempre su Twitter il link al video della sua canzone Sick City a commento dell’immagine della famosa copertina che Life aveva dedicato a Manson, Charles, sostituendo però il titolo della rivista con la parola Lie.

C’è da chiedersi quanto la mitologia “satanica” su Manson continuerà ad (auto?) alimentarsi dopo la sua scomparsa, anche grazie a nuovi documentari e film che parlano soprattutto della strage di Cielo Drive, come l’ultima pellicola di Quentin Tarantino, uscita a settembre 2019 – dal titolo Once Upon a Time in Hollywood, per l’Italia C’era una volta a… Hollywood – con Leonardo DiCaprio e Brad Pitt. Il regista ha voluto dare un lieto fine alla storia di Sharon Tate, salvando lei e il suo bambino, confermando ancora una volta che l’America non ha superato il trauma per la morte orribile di una giovane attrice incinta e dimenticando troppo spesso le altre vittime. La ricostruzione che Tarantino fa su come Manson faceva adescare dalle sue ragazze nuovi seguaci e come questi venivano accolti con amore per convincerli a rimanere, è invece perfetta.

Nel 2029 saranno passati sessanta anni dalla strage di Cielo Drive. Molte delle persone coinvolte – come gli assassini e i parenti delle vittime – saranno ormai morte e non potremo ascoltare le loro testimonianze, ma sono sicura che parleremo ancora a lungo, e in modo errato, di Charles Manson.

 

Leggi tutte le news