Era da poco passata la mezzanotte del 5 giugno 1968. Erano i corridoi delle cucine dell’Hotel Ambassador, Los Angeles. Spararono a Bob Kennedy, che in quel momento aveva tutte le carte in regola per diventare Presidente degli Stati Uniti. Lo uccisero come era avvenuto nel 1963 col fratello. Aveva appena vinto le Primarie in California, Bobby, e stava uscendo dal retro dell’Hotel in un gran casino di folla. Qualcuno, in mezzo a quel casino, sparò. Fu subito chiaro chi aveva sparato e che la situazione era molto grave. Molto grave. Kennedy era a terra incosciente. Tre volte colpito. Muore 26 ore dopo. Ad aprile era stato assassinato Martin Luther King. Gli Stati Uniti erano sotto schock.
Altre persone furono ferite nella folla. L’attentatore si chiamava Sirhan Sirhan, era un palestinese cristiano con cittadinanza giordana, disse di averlo fatto per il sostegno di Kennedy nei confronti di Israele. Già Ministro della Giustizia, sposato con la bellezza di 11 figli, Robert Kennedy si era occupato di roba grossa: di criminalità organizzata e fu un nemico potente di Jimmy Hoffa, il capo di un importante sindacato di trasportatori legato alla mafia italiana. Litigò con J. Edgar Hoover, fondatore e potentissimo capo dell’FBI, e con Lyndon Johnson, il vice presidente di suo fratello John Fitzgerald, che gli era succeduto alla Presidenza degli Stati Uniti.
Con così tanti nemici, qualcuno poteva aver armato la mano di Sirhan? Poteva essere un complotto? Qualcuno lo giura ancor oggi. Ma guardiamo meglio Sirhan. Aveva problemi mentali e di alcolismo. Aveva una ossessione per Robert Kennedy, che aveva cominciato ad odiare nel giugno del 1967, quando aveva espresso il suo appoggio alle operazioni militari israeliane che avrebbero portato alla “Guerra dei Sei Giorni”. Trovarono il suo diario. Il 18 maggio 1968 Sirhan scrisse:
La mia determinazione di eliminare R.F.K. sta diventando sempre di più un’ossessione che non riesco a togliermi di dosso… Kennedy deve morire prima del 5 giugno.
Lui stesso parlò di una miscela esplosiva di odio e alcol, come movente. Mai di altre persone.
Sparò a Kennedy nelle cucine, con una calibro 22, mentre si fermava a dare la mano a un diciassettenne. Era pieno di gente, al punto tale che una delle due guardie del corpo era rimasta indietro. Sirhan sparò 4 colpi, di cui 3 a bersaglio, e con questi proiettili ferì, oltre Kennedy, anche altre 5 persone: Ira Goldstein, che prese due colpi (uno gli aveva attraversato il pantalone, senza ferirlo, l’altro l’aveva colpito alla natica), Paul Schrade (che si trovava immediatamente dietro a Kennedy, e ricevette una pallottola in testa), William Weisel, Richard Lubic ed Elizabeth Evans, anche lei colpita alla testa ma, come gli altri quattro, sopravvissuta. E qui qualcuno ha cominciato a pensare che ci fosse qualcosa di strano: 4 proiettili e 6 colpiti? Ma era possibile, se pensiamo alla calca e a quanto fossero vicine le persone ferite, nonchè al fatto che su distanze brevi è ben possibile che un proiettile calibro 22 entri ed esca da un corpo per ferire un’altra persona.
Secondo altre analisi, anche della casuale registrazione audio dell’attentato, i colpi esplosi sarebbero 8 o 13, numeri comunque incompatibili con il caricatore della pistola di Sirhan o comunque con quelli che potè esplodere prima di essere fermato. C’era dunque una seconda persona?
Sirhan Sirhan, a cui fu riconosciuto un vizio di mente, venne condannato a morte il 21 Maggio 1969, pena poi commutata nel carcere a vita. L’Hotel Ambassador è stato demolito nel 2006. Sirhan Sirhan è ancora in carcere.