E’ uno dei casi che più di altri hanno creato una vera isteria popolare: la morte del calciatore del Cosenza Donato Bergamini, avvenuta il 18 novembre 1989. All’inizio passa per suicidio: Bergamini si sarebbe gettato sotto un camion che procedeva sulla statale Jonica, all’altezza di Roseto Capo Spulico, dopo essere stato fino a un attimo prima a parlare con Isabella Internò (con cui aveva da 3 anni una relazione contrastata) nella sua Maserati, ferma lì in una piazzola di sosta. Dicendo che doveva lasciare l’Italia, che doveva imbarcarsi, che avrebbe lasciato la Maserati a lei e avrebbe proseguito in autostop. Discorsi privi di senso e un modo strano di suicidarsi, gettandosi sotto un camion, certo: ma non più originale o bizzaro di chi si getta sotto un treno o di altri che pure abbiamo visto. Certo, il discorso riferito dalla Internò appare francamente inverosimile. L’autopsia, svolta con incredibile ritardo dopo 50 giorni, conferma tuttavia la morte per investimento da parte del camion carico di mandarini guidato da Raffaele Pisano, che andava a 30-35 chilometri e che ha invano provato a frenare. I Ris confermano.
Ciclicamente, ci sono state riaperture e chiusure dell’inchiesta. Fino a una accurata perizia svolta dai consulenti Giorgio Bolino e Roberto Testi che nel 2012 ha trovato anomalie nei polmoni di Bergamini, tali da far pensare che fosse stato asfissiato prima di essere deposto sull’asfalto. Un omicidio, dunque? I dubbi e i sospetti sulla morte del calciatore, d’altronde, c’erano sempre stati. Nel 2001 l’ex calciatore Carlo Petrini aveva pubblicato “Il calciatore suicidato”, in cui avvalorava la tesi dell’omicidio di Bergamini. In molti, in questi anni, hanno puntato su un possibile traffico di droga effettuato più o meno a insaputa del calciatore attraverso la sua auto. Senza provarlo mai. In molti hanno alimentato una vera e propria corrente d’odio verso Isabella Internò, accusata di essere la bionda perversa (la “mantide di Surdo”) che aveva attirato in trappola il povero Bergamini, che l’aveva votato alla perdizione e alla morte, spregiudicata e insensibile. Una immagine cucita ad arte per sfogare la rabbia e far vendere bene certi siti.
L’ultima perizia (Crisci e altri, del 2017) parla ancora di omicidio. Lo studio delle lesioni su Bergamini e la sua riesumazione, avrebbero portato in luce la vitalità delle lesioni prima del sormontamento da parte del camion di Pisano. L’esame con la glicoforina avrebbe rivelato questo. Un esame certo noto in letteratura, ma infido se praticato nel caso limite di un cadavere di 28 anni prima, per la possibilità di falsi positivi.
E poi, in quale scenario? I killer avrebbero raggiunto la Maserati sulla piazzola, ok, ma come facevano a sapere che Denis e Isabella si sarebbero fermati proprio lì? Se quel pomeriggio è stato lui a dare appuntamento a lei, passandola a prendere dopo mezz’ora, dove stava il tempo per organizzare l’assassinio? Tra l’altro, due ore prima, fermati dai Carabinieri per un controllo, erano soli in auto. Che piano balordo può essere poi quello di uccidere in un modo così articolato e complesso, tanto che nemmeno oggi sappiamo come è andata? Se fossero stati sicari della ‘Ndrangheta, non vi pare che lo avrebbero eliminato con modi ben più spicci e brutali, tipo agguato sotto casa, invece di fare una cosa così complicata? Bergamini non si gettò davanti la piazzola, ma decine di metri dopo: ce li vedete due killer che a piedi si caricano Bergamini morto per 60 metri, lungo la trafficata statale 106, per lasciarlo sull’asfalto senza che nessuno li veda? Quando tra l’altro c’è un teste che vede Bergamini camminare da solo di fianco alla statale? Come si fa a dire che Pisano faceva parte del piano se era lì per puro caso? Qual è il movente di tutto questo?
Da una parte il racconto della Internò, molto strano e con una serie di cambi su certi particolari di quella sera, dall’altro la pretesa ricostruzione di un omicidio che non convince e che, se non la esamini di pancia, fa davvero molta acqua da tutte le parti. Certo che non può essere andata come dice la Internò, ma non è detto che ciò che lei nasconda sia un omicidio. E’ qualcosa che riguarda lei e Bergamini, ma non è detto che nasconda alcun delitto misterioso. Ora è in corso il processo alla Internò e a Pisano: non sappiamo come finirà, perché questo probabilmente non è un processo che andava celebrato nel clima infuocato di Cosenza. Quello che sappiamo è che c’è molto di che discutere.