A cosa serve la psicoterapia?

Sarà capitato di sapere che un amico, un conoscente o un nostro caro, vanno da uno psicologo. Sarà sicuramente capitato di domandarsi: “ma alla fine a cosa serve una psicoterapia?” “Psicoterapia” è una di quelle parole come tante altre che incontriamo con una certa frequenza e utilizziamo nei nostri discorsi, ma alla fine se ci fermassimo a pensare di cosa si tratti realmente, bene bene non lo sappiamo.

“Se si va dallo psicoterapeuta, ci si va per lungo tempo? Ma poi? Dopo quanto si guarisce? E quanto costa? No, andare dallo psicologo costa troppo e una psicoterapia adesso non me la posso permettere”. Senza nulla togliere ai ragionamenti pratici che ci vedono impegnati quotidianamente come equilibristi a far calcoli e bilanci economici, siamo orientati ad abbandonare da subito l’idea dello psicologo pensando di farvi ricorso quando “ci sarà qualcosa di grave”.

Proviamo a dare una lettura diversa a quanto appena scritto. Pronti? Via.

Se si va dallo psicologo, si può andare anche solo per una consulenza e non necessariamente per iniziare una psicoterapia. Saranno il paziente ed il clinico a stabilire insieme e di comune accordo se è il caso di proseguire gli incontri o meno e con la massima libertà di scelta. Del resto, come per qualsiasi consulto, il professionista, dopo una adeguata valutazione, ha il dovere di prospettare al paziente eventuali percorsi terapeutici e il paziente deve sentirsi in totale libertà di scelta. Nessun vincolo insomma.

“E quanto dura?”. Il paziente può chiedere successivi incontri a distanza di tempo o in tempi brevi chiamati “consulenze” senza per questo iniziare una psicoterapia. Nel caso di una psicoterapia invece i tempi non possono essere definiti all’inizio e nemmeno durante il percorso psicoterapeutico. Si stabiliscono generalmente incontri settimanali di una durata di 50 minuti ad incontro seguendo il setting specifico dell’orientamento psicoterapeutico in cui il terapeuta si è specializzato. La psicoterapia può durare mesi o anni e sarà cura del professionista farla giungere gradualmente a termine quando entrambi, paziente e analista, si renderanno conto che è arrivato il momento.

“Dopo quanto si guarisce?” O meglio, cosa cura la psicoterapia?

Con la psicoterapia ad orientamento psicodinamico, si possono risolvere problemi che derivano da conflitti inconsci e che influiscono in modo significativo sul comportamento di una persona, mettendone gravemente a rischio la vita, la felicità, il successo, le possibilità di soddisfazione. Si tratta di difficoltà che possono indurre anche chi è ragionevole, intelligente, responsabile e un instancabile lavoratore a comportarsi in modo difficilmente comprensibile in alcune situazioni, autoboicottandosi o danneggiando in modo significativo gli altri.

Il successo di una psicoterapia sta nel riconoscere le motivazioni alla base di un comportamento disturbante grazie alla tecnica dello psicoanalista, che consiste nel portare alla coscienza ciò che è rimasto inconscio, nello sciogliere meccanismi psichici che vanno ad intaccare la quotidianità e l’equilibrio della vita psicologica del paziente.

La finalità di una psicoterapia invece, è quella di consentire al paziente di riacquisire un equilibrio psicofisico adeguato che va a sostituirsi al profondo stato di sofferenza iniziale. Questo percorso vede impegnata la diade paziente/analista in uno scambio relazionale continuo e costante.

Tornando alla domanda: “quanto dura una psicoterapia?”, voi sapreste dare un tempo per tutto questo? Io no.

“Una psicoterapia costa troppo e al momento non posso permettermela”.

Un ragionamento pragmatico, logicamente corretto, che ognuno di noi avrà fatto o sentito fare. Ma se provassimo con una metafora? Il nostro corpo e la nostra mente sono la casa che abitiamo durante la nostra vita. Talvolta dipingiamo i muri, cambiamo la cucina, sistemiamo il salone e cambiamo le tende perché il loro coloro ci rattrista e passa poca luce. Se occorre buttare giù un muro ecco che la situazione si complica…

Complicato tuttavia non è sinonimo di impossibile. Tutt’altro. Quando sentiamo il bisogno di ristrutturare la nostra casa forse vuol dire che qualcosa non è più funzionale o va aggiustato, le perdite vanno riparate e il tetto che perde non ci rende tranquilli. Ma è la nostra casa, il luogo in cui ci sentiamo protetti, al sicuro e quindi sappiamo che un investimento iniziale ci consentirà di ricominciare a fruirne in maniera funzionale e priva di “disagi” e preoccupazioni.

Torniamo a noi, al nostro corpo e alla nostra mente. Noi siamo il luogo sicuro in cui abiteremo tutta la vita. Perché non ristrutturare e modificare meccanismi disfunzionali che ci procurano sofferenza? Non è forse anche questo un investimento che ci consentirà di ritrovare il nostro equilibrio?

Otto F. Kernberg, uno dei più famosi psicoterapeuti del mondo, risponde alla medesima domanda così:

Gli obiettivi che si propone una psicoterapia consistono nella risoluzione dei sintomi e delle difficoltà che influenzano il comportamento, le sensazioni, le relazioni; dunque, sostanzialmente, nell’aiutare il paziente a condurre una vita normale […] . Ciò che contraddistingue un bravo terapeuta da uno meno bravo sono il sapere, l’onestà, un autentico colore calore umano, l’interesse per gli esseri umani, l’empatia e l’elasticità, la capacità di riconoscere i propri errori ed imparare da essi.

Ci sono dei momenti nella nostra vita che sentiamo più pesanti di altri, o momenti in cui percepiamo la difficoltà ad uscire da uno stato di malessere generalizzato che ormai va avanti da tempo e che non affrontiamo avvalendoci del principio “prima o poi passerà”. Ma non passa. E nonostante i vari tentativi fatti autonomamente, nonostante l’appoggio di amici, di parenti e delle persone che ci sono più vicine, sentiamo il permanere di un disagio a volte non ben definito, proviamo tristezza, dolore, ansia e profonda insoddisfazione.

Sono questi i momenti in cui chiedere aiuto permette di non affrontare da soli le difficoltà. Paziente e analista si rimboccano le maniche e armati di picconi, spatole e mattoni, iniziano il lavoro di ristrutturazione in un complesso intreccio relazionale.

Per usare la terminologia che appartiene alla mia formazione di psicoanalista relazionale, è nel qui ed ora della relazione terapeutica che avviene la co-costruzione dell’esperienza che ognuno fa di sé stesso in relazione all’altro. Ed è cos’ che i nostri vecchi schemi relazionali disfunzionali troveranno nel setting lo spazio sicuro in cui emergere ed essere elaborati, trasformandosi e acquisendo, nel tempo, un significato diverso e funzionale.

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